Vorrei che fosse chiaro che i fascisti che marciavano a Padova e quelli che sostengono e promuovono i tradizionalisti del WCF a Verona sono gli stessi. Le stesse persone, le stesse sigle. E vorrei che fosse chiaro che a Verona sono mischiati a sindaci, presidenti, ministri, prelati e radunati intorno alle stesse parole d’ordine. Ricordo un ministro dell’Interno (di prima) che minimizzava il problema. Eccolo il problema.

E il problema è che tutto questo costituisce lo sfondo pre-politico (termine tecnico) all’avanzare della destra, quella più estrema, sulla base di uno schema in cui a queste idee allucinanti si accompagna uno schema autoritario, ben noto agli ospiti stranieri invitati a parlare a Verona. Lo schema autoritario lo si è visto, plasticamente, a Padova, dove mentre i nazisti e i fascisti che secondo Costituzione
non potrebbero né marciare né organizzarsi, erano liberi di farlo, gli antifascisti, senza aver fatto niente, sono stati caricati e picchiati.

A volte si dice: se non capisci, ti faccio un disegnino. Eccolo il disegnino.

La città intanto segue senza troppo ardore tutto questo. Attende il Vinitaly, World Congress ben più sentito e meno impegnativo sul piano ideologico, dove gli stessi politici verranno a farsi un bicchiere e un selfie, e a un certo punto della serata li confonderanno. Questa del resto è Verona, per dire quanto è strumentale e ideologico quanto sta accadendo in questi giorni, pieno di contraddizioni e di cortocircuiti. La città dell’amore negato, secondo la leggenda, dalle famiglie o, se volete, dai luoghi comuni o, meglio ancora, dalla politica. L’amore non riconosciuto. Tema più da Pride che da esaltati, se ci pensate.

Oggi sarà la giornata della lunga manifestazione di Nonunadimeno, da stazione (Porta Nuova) a stazione (Porta Vescovo, sia detto senza offesa). Partenza alle ore 14.30. Al movimento e alla mobilitazione transfemminista va riconosciuto il merito di avere trasformato quanto sta accadendo in città e nel Paese (da tempo, non solo in questi tre giorni) in una questione politica, comprensibile a tutti, di avere mosso le coscienze perché non si assistesse con inerzia o disattenzione a iniziative letteralmente mostruose. E pericolose. Per le donne, per i bambini, per le stesse famiglie. Perché vietare tutto, spingersi a negare il divorzio, curare i figli omosessuali – messaggi registrati ieri – sono esattamente le cose che le famiglie le distruggono, oltre a distruggere le vite dei loro componenti.

Nonunadimeno ce lo ha spiegato, molto bene. Ora tocca a noi, tutte e tutti, esserne consapevoli e essere presenti. Non solo fisicamente, intendo proprio politicamente. Paolo Rumiz ieri lo ricordava, partendo – pensate un po’ – dai benedettini e ponendo una questione: la destra ha costruito un racconto, un contesto, un modo di pensare, ripescando cose di un altro mondo (dall’altro mondo). Tutti gli altri, liberali compresi (se ancora ve ne sono), hanno intenzione di dire qualcosa, di sostenere un’idea di società in cui si viva meglio e in cui siano tutti più felici? Con la passione che ci vuole, con il coinvolgimento necessario? Eccola la questione.

[Segue]

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti